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La situazione di incertezza creatasi a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina ha portato il Ministero della Transizione ecologica a dichiarare, seppur in maniera preventiva, lo stato di pre-allarme per il gas in Italia.
Il governo italiano è preoccupato che il conflitto possa compromettere l’approvvigionamento di gas naturale in Italia. Motivo principale di tale preoccupazione è che la guerra si sta combattendo in territori in cui sono presenti i gasdotti che permettono l’arrivo del gas in Italia: nel caso gli approvvigionamenti dovessero tardare o addirittura interrompersi, il nostro Paese potrebbe trovarsi in seri problemi.
L’Italia, infatti, importa ogni anno circa 30 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, principale fornitore per l’Italia.
Inoltre, già verso la fine del 2021 gli stoccaggi europei hanno registrato una giacenza ben inferiore al 50% della loro capienza: una conseguenza di un continuo aumento della domanda di gas a ritmi non sostenibili dall’offerta e che ha avuto varie ripercussioni, ad esempio sul costo delle bollette luce e gas.
Ciò che preoccupa diversi governi europei, tra cui quello italiano, è che questa situazione possa peggiorare ulteriormente con l’avanzare della guerra in Ucraina.
L’Italia rischia di dichiarare l’emergenza del gas?
Lo stato di pre-allarme dichiarato dal Ministero della Transizione Ecologica consiste in un particolare monitoraggio della situazione energetica nazionale. Si tratta di una misura cautelare per salvaguardare lo stoccaggio della materia. Il mercato e la fornitura, infatti, non hanno subito particolari alterazioni.
Un netto peggioramento della situazione potrebbe portare il MiTe alla dichiarazione di stato di allarme e, nella peggiore delle ipotesi, allo step successivo che consiste nello stato di emergenza che limiterebbe la fornitura di gas principalmente nel settore termoelettriche, per le centrali elettriche e che potrebbe permetterebbe l’approvvigionamento da riserve speciali.
Tuttavia, per il ministro Cingolani l’Italia è molto lontana da uno scenario di emergenza poiché attualmente non si è registrata alcuna anomalia sull’approvvigionamento di gas.
Ciononostante, sono già in corso diversi provvedimenti finalizzati alla riduzione dei consumi e al conseguente aumento della disponibilità del gas.
La soluzione del governo Italiano
Il governo è impegnato principalmente a studiare nuove strategie e misure che siano in grado di minimizzare la dipendenza dalla Russia per la fornitura di gas.
Oltre ai rischi legati a possibili ritardi e interruzioni nell’importazione del gas sovietico, il compito di rafforzare la cooperazione energetica con altre nazioni è in linea con lo “zero import”, una delle sanzioni che i Paesi UE vogliono attuare nei confronti della Repubblica russa che, secondo Morgan Stanley, potrebbe rischiare il default già dal prossimo mese.
Continuano, infatti, le negoziazioni dell’Italia con Qatar, Azerbaijan e Algeria principalmente.
Non solo, ma il governo vuole aumentare la produzione nazionale di gas, attualmente ai minimi storici da circa 70 anni.
In particolare, la strategia del governo Draghi ruota attorno a:
- l’aumento dell’estrazione dai giacimenti nazionali a 5 miliardi di metri cubi annui, rispetto agli attuali 3,3 miliardi.
- la riattivazione delle centrali a carbone.
- massimizzare la produzione da fonti rinnovabili.
Infine, la Commissione europea vuole introdurre, come si legge nella bozza dell’Energy Compact, misure per regolamentare i prezzi del gas negli Stati membri, fissando un tetto massimo.
L’Energy Compact, inoltre, ha l’obiettivo di portare il livello medio degli stoccaggi UE a circa l’80% della loro capienza, entro il 30 settembre 2022.
Se queste misure dovessero avere esito positivo, gli italiani potrebbero, finalmente, beneficiare di una diminuzione dei prezzi del gas metano e dei carburanti. Ma, attualmente, il rischio che i prezzi possano salire e raggiungere i massimi storici è ancora troppo alto.
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