Come ogni anno, anche il 2023 vede realizzarsi il Giro d’Italia a partire dal 6 maggio concludendosi dopo circa 3500 km a Roma il 28 maggio. Questo evento è da sempre molto sentito dagli italiani così come dai turisti che attrae di edizione in edizione. In occasione della 106esima edizione gli sponsor e partner sono diversi e di importante rilievo. Tra questi figurano: Enel, E-distribuzione, Trenitalia, Rai, ecc.
Giro d’Italia e sostenibilità: ancora un paradosso o realtà?
In 22 giorni, il Giro d’Italia attraverserà ben 13 regioni partendo dall’Abruzzo e concludendosi nel Lazio a Roma ai Fori Imperiali.
Data la lunga storia dell’evento, la competizione in questione ha rilievo mondiale essendo insieme al Tour de France e alla Vuelta a España tra le più importanti al mondo dato anche il peso culturale nei rispettivi paesi.
Dal 1909, ogni edizione ha prodotto diverse tonnellate di rifiuti e negli ultimi anni ha determinato lo spostamento di diverse vetture inquinanti come assistenza ai ciclisti. Sebbene i rifiuti siano stati riciclati in misura maggiore anno dopo anno l’inquinamento è ad oggi ancora un importante problema.
Nonostante ciò, l’impegno nel rendere l’evento sempre più sostenibile e attento alla necessaria creazione di rifiuti e inquinamento è evidente ed palese.
Nonostante ciò è difficile bilanciare queste intenzioni, meno tangibili, con l’impatto generato nell’ambiente.
Quanto inquina il Giro d’Italia?
Come detto precedentemente, l’impatto ambientale generato dalla competizione ciclistica italiana è legato a due fattori:
- i rifiuti prodotti che, come anticipato, sono riciclati (con una percentuale di riciclo in crescita);
- la CO2 prodotta da tutti i veicoli coinvolti nella Corsa rosa.
L’energia necessaria per la realizzazione dell’evento è elevata e, di conseguenza, diventa strutturale la produzione i scarti e sostante inquinanti nell’ambiente.
Nello specifico si può stimare che il numero di veicoli totali sia circa 200.
Questo numero prende in considerazione diversi fattori:
- le 22 squadre;
- gli autobus per squadra;
- le moto per squadra;
- le auto per squadra;
- i veicoli dei medici;
- i veicoli dei meccanici;
- i veicoli per la radio e la televisione;
- i mezzi di trasporto dei fotografi;
- le pattuglie della polizia;
- altri trasporti legati all’organizzazione della competizione.
Stimando che un veicolo in italia, in media, produca 100 grammi di CO2 per chilometro. Considerando la lunghezza del percorso e il numero di veicoli, l’anidride carbonica prodotta è pari a 70000 Kg in 22 giorni. Questa cifra equivale alla produzione di CO2 generata da:
- 700 voli da New York a Londra oppure;
- 7 anni di un’abitazione americana con un utilizzo normale di luce, gas e altre utility.
Di conseguenza, è possibile asserire che, sebbene ci siano numerose iniziative e le migliori intenzioni per generare meno impatto ambientale possibile, ad oggi, i risultati stimati non risultano essere così positivi.
Questo dato potrebbe cambiare nei prossimi anni soprattutto se si dovessero utilizzare dei veicoli basati su energia elettrica che emettono in media circa il 69% in meno di CO2 per chilometro.
Tour de France: l’inquinamento della controparte francese
Per quanto concerne la competizione francese, è stato effettuato uno studio del 2021 che riporta un inquinamento pari a 216388 tonnellate di anidride carbonica prodotta. Un numero di gran lunga superiore alle stime di cui sopra per il giro d’Italia. Tale valore è sicuramente dovuto alla grandezza dell’evento dove la Francia è sicuramente prima rispetto all’Italia.
Sebbene il dato non sia così positivo neanche per la realtà francese, c’è da precisare che, rispetto ai valori riportati nell’audit del 2013, le emissioni sono diminuite del 40%. Jean-Baptiste Durier, direttore della responsabilità sociale d’impresa dell’ASO, azienda proprietaria del tour, ha dichiarato di voler arrivare a una riduzione di inquinamento del 50% entro il 2025.
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