Negli Stati Uniti torna il protezionismo, Donald Trump annuncia nuovi dazi contro Cina e altri Paesi per tutelare l’industria americana. Colpiti anche settori cruciali per la transizione energetica, come eolico, fotovoltaico e mobilità elettrica, con inevitabili ripercussioni globali.

Una nuova guerra commerciale alle porte

Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2024, Donald Trump ha intensificato la sua campagna economica rilanciando una strategia già nota: l’aumento dei dazi. Il candidato repubblicano ha previsto un aumento generalizzato dei dazi sulle importazioni provenienti da decine di Paesi, con un focus particolare sulla Cina. Per il solo gigante asiatico, si parla di una tariffa del 60% su tutti i beni importati.

La mossa, giustificata come una difesa dell’industria statunitense, rischia di alimentare nuove tensioni geopolitiche. Trump ha dichiarato che i partner commerciali degli Stati Uniti "ci stanno fregando" e che è tempo di ristabilire un equilibrio commerciale. Tuttavia, dietro la retorica populista si nasconde una strategia economica dai contorni incerti, che potrebbe far aumentare i prezzi dei beni importati e ridurre la competitività dei settori emergenti.

L’introduzione di dazi così severi rappresenta una minaccia concreta per le catene di approvvigionamento globali. Non solo la Cina, ma anche Paesi come India, Messico e Vietnam, rischiano di subire contraccolpi, compromettendo la cooperazione industriale internazionale. Il pericolo maggiore è che si inneschi una spirale di ritorsioni commerciali che ostacoli lo sviluppo di tecnologie green, progetti sostenibili e soluzioni energetiche innovative.

Fotovoltaico ed eolico sotto pressione

Tra i comparti più colpiti dai dazi ci sono il fotovoltaico, l’eolico e la mobilità elettrica. La nuova politica commerciale di Trump prevede tariffe fino al 104% su componenti essenziali come moduli fotovoltaici, inverter e turbine eoliche, molti dei quali prodotti in Cina e poi assemblati in altri Paesi. Questa stretta potrebbe avere ripercussioni dirette sui costi dei progetti energetici negli Stati Uniti.

Il settore delle rinnovabili dipende fortemente da filiere globali per l'approvvigionamento dei materiali. Inasprire i dazi significa aumentare i costi di produzione, ritardare i progetti green e frenare gli investimenti sostenibili, proprio in un momento cruciale per la decarbonizzazione. Le aziende americane attive nelle energie pulite potrebbero trovarsi in difficoltà, in un mercato già segnato da concorrenza e margini ristretti.

A farne le spese potrebbero essere anche gli obiettivi climatici di lungo termine. Gli incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act, approvato sotto la presidenza Biden, rischiano di perdere efficacia se i prezzi dei componenti continuano a salire. Il rallentamento dei progetti rinnovabili rappresenta un grave ostacolo alla transizione energetica, soprattutto negli stati che puntano su fotovoltaico ed eolico per ridurre le emissioni.

Mobilità elettrica e batterie nel mirino

La nuova ondata di dazi non risparmia nemmeno la mobilità elettrica, uno dei settori chiave per la trasformazione dell’industria automobilistica americana. L’amministrazione Trump intende colpire le batterie e i veicoli elettrici di origine cinese con tariffe superiori al 100%. Queste misure rischiano di paralizzare la crescita del comparto, proprio mentre i consumatori iniziano a orientarsi verso scelte più sostenibili.

Il problema principale riguarda l’interdipendenza globale nella produzione delle batterie al litio. Gran parte delle materie prime e dei processi di raffinazione avviene in Cina o in Paesi limitrofi. Applicare dazi su questi prodotti significa scoraggiare gli investimenti locali, aumentare i costi per i produttori e rendere meno accessibili le auto elettriche.

Le case automobilistiche statunitensi avevano iniziato a riorientare le catene di fornitura verso il Nord America, ma le nuove tariffe rischiano di azzerare i progressi. Senza contare le conseguenze sulle start-up e sui produttori di componenti, che rischiano di uscire dal mercato. In sintesi, i nuovi dazi non solo colpiscono i competitor stranieri, ma compromettono anche la crescita di un ecosistema industriale verde negli Stati Uniti, rendendo più incerta la corsa alla sostenibilità.

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