Riscaldamento centralizzato o autonomo: quale conviene?

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Sommario È importante saper scegliere fra riscaldamento autonomo e centralizzato. Queste tipologie si differenziano per costi, caratteristiche, vantaggi e svantaggi. Scopriamo insieme quali sono nel dettaglio.

Come ben sappiamo, una delle voci più costose reperibili nella bolletta gas di casa è quella del riscaldamento. Ma come mai è così alta?
Soprattutto nelle aree più fredde del nostro paese, ma non solo, l’importanza di avere questo comfort nella propria abitazione è fondamentale. Capita spesso, infatti, di accendere il proprio riscaldamento al primo brivido di freddo ed in soccorso del nostro portafogli, oltre alle varie agevolazioni fiscali, troviamo anche un metodo per risparmiare sul gas: la scelta corretta tra riscaldamento centralizzato o autonomo. Scopri come variano e funzionano i prezzi del gas.
Ovviamente non esiste uno migliore dell’altro, per quanto riguarda costi ed efficienza, ma la scelta deve dipendere totalmente dalle proprie esigenze specifiche.
Riscaldamento centralizzato e autonomo: sono così diversi?
Alla stipulazione del contratto gas per il riscaldamento, è dunque consigliabile confrontare anche il prezzo gas dei vari fornitori.
Questa procedura è molto più semplice da eseguire per un impianto autonomo rispetto ad uno centralizzato, in quanto tutti i dati utili sono facilmente reperibili attraverso i vari siti dei fornitori stessi.
A questo punto quali sono le principali differenze tra il riscaldamento centralizzato o autonomo? Vediamole nel dettaglio:
Riscaldamento Centralizzato
Il riscaldamento centralizzato viene utilizzato solitamente per le abitazioni condominiali. Infatti è composto da un grosso generatore di calore, che raggiunge le singole caldaie delle abitazioni attraverso un canale di tubi all’interno delle mura del condominio stesso. Ovviamente non può fornire il servizio a tutte le persone contemporaneamente, perciò viene suddiviso in base agli orari e le modalità di accensione stabiliti tra i condomini durante le varie riunioni condominiali. Il periodo di accensione del generatore, esso viene stabilito a livello nazionale.
Riscaldamento Autonomo
Per il riscaldamento autonomo invece le cose sono ben diverse. Prima fra tutte, il generatore è privato, perciò il titolare dell’abitazione è il proprietario anche dell’impianto riscaldante, potendo così decidere il periodo di accensione senza essere vincolato dalle decisioni nazionali.
Riscaldamento centralizzato: tutto quello che c'è da sapere
Nel caso in cui si volesse valutare di cambiare fornitura di gas, è opportuno risalire ai costi riguardanti la propria fornitura condominiale. Tuttavia questa operazione può risultare non immediata e semplice come nel caso di un riscaldamento autonomo.
Tale procedimento risulta faticoso perchè i fornitori mettono a disposizione dei vari condomini, delle offerte personalizzate in base a diversi fattori come:
- numero dei condomini;
- classe energetica utilizzata;
- tipologia di contatore che solitamente per utenze condominiali è il G10.
Risulta quindi opportuno, per riuscire ad avere informazioni certe ed attendibili, consultare il proprio amministratore condominiale. È inoltre utile aggiungere che questa tipologia d’impianto porta numerosi vantaggi, ma anche svantaggi, riassunti nella tabella seguente:
Vantaggi |
Svantaggi |
Produzione di molto calore utilizzando poca quantità di gas | Le tempistiche sono vincolate, ovvero non si ha la facoltà di scegliere arbitrariamente quando accendere il proprio riscaldamento |
Costi di fornitura meno elevati | Impossibilità di spegnere i termosifoni quando quest’ultimi risultano accessi |
Manutenzione gestita completamente dall’amministratore | Possibili errori di calcolo da parte dell’amministratore riguardante le spese a tuo carico |
I costi ordinari e di manutenzione vengono ripartiti fra tutti i condomini | Trovarsi a pagare interessi di mora per bollette morose da altri condomini |
Per quanto riguarda i costi del riscaldamento centralizzato, l’amministratore è colui che prevede alla ripartizione, secondo tabelle millesimali, dei consumi tra tutti i condomini allacciati o che comunque possono usufruire della fornitura del sistema centralizzato. Si suddividono in due tipologie:
- costi fissi involontari: spese riguardanti la manutenzione e la pulizia periodica dell’impianto. È bene sapere che, in caso di migrazione ad un impianto autonomo, quest’ultimi saranno comunque da pagare, essendo collegati a tale impianto e potendo procedere al riallacciamento quando si vuole
- costi variabili volontari: spese che dipendono dai consumi dei singoli condomini e viene registrata attraverso la lettura dei contabilizzatori. Il decreto legislativo 102/2014 in GU disciplina l’obbligo di possedere dei contatori individuali negli impianti di riscaldamento centralizzato dei condomini
Quando si accende il riscaldamento centralizzato?
Come già detto precedentemente, quando si è in un condominio e si utilizza un impianto di riscaldamento centralizzato, si è vincolati a rispettare delle date espresse annualmente direttamente dallo Stato.
Come sancisce la legge 10-1991, l’Italia è divisa in 6 diverse zone, dove ognuna di esse ha il suo periodo e la sua durata per tenere acceso il riscaldamento nella propria abitazione. Nel dettaglio, queste 6 zone sono:
- Zona A: la zona più calda, la sua area è la zona sud-orientale e delle isole, i riscaldamenti si potranno accendere solo dal 1 dicembre al 15 marzo per un massimo di 6 ore al giorno;
- Zona B: la sua area è la zona tirrenica, dove si potrà tenere acceso il riscaldamento dal periodo che va dal 1 dicembre al 31 marzo, per 8 ore al giorno;
- Zona C: zona adriatica settentrionale, il riscaldamento condominiale sarà acceso dal 15 novembre al 31 marzo con un totale 10 ore giornaliere;
- zona D: parte della zona adriatica settentrionale, sarà possibile riscaldare la propria abitazione dal 1 novembre al 15 aprile, per un massimo di 12 ore.
- zona E: riguarda l’area padana, dove le date sono dal 15 ottobre al 14 aprile con un limite di 14 ore giornaliere;
- zona F: quest’ultima riguarda le zone più fredde della penisola come le province di Cuneo, Belluno e Trento. Qui non abbiamo alcun vincolo per quanto riguarda la durata giornaliera e l’attivazione degli impianti
Lista delle province per ogni zona climatica
In particolare ogni provincia si trova all’interno di una zona climatica, suddivise di seguito:
- Zona climatica A: Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle;
- Zona climatica B: Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani;
- Zona climatica C: Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto;
- Zona climatica D: Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Genova, La Spezia, Savona, Forlì, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Macerata, Massa-Carrara, Pesaro, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Siena, Terni, Viterbo, Caltanissetta, Chieti, Foggia, Isernia, Matera, Nuoro, Pescara, Teramo e Vibo Valentia;
- Zona climatica E: Alessandria, Aosta, Asti, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bologna, Bolzano, Ferrara, Gorizia, Modena, Parma, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Arezzo, Perugia, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila e Potenza;
- Zona climatica F: Belluno, Cuneo, e Trento
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Riscaldamento autonomo e tipologia di caldaie
Oltre che ad un’indipendenza rispetto alle tempistiche per l’accensione e spegnimento dell’impianto, quest’ultimo ha anche la possibilità di scegliere la tipologia di generatore di calore da utilizzare, scelta molto utile soprattutto perché esiste una vasta gamma di caldaie differenti in base alle proprie esigenze.
Ecco alcuni esempi:
- caldaia a pompa di calore: estrae il calore da fonti naturali come acqua e terra, per poi trasportarlo all’interno dell’abitazione. Perfetta per l’ecologia perchè non ha emissioni di inquinamento;
- caldaia a pellet: alimentata da un materiale ecologico che deriva dal legno, il pellet è perfetto per emettere calore, mentre il tutto è gestito da una centralina elettrica. Dal momento che l’impianto totale occupa circa 10 metri cubi, questa alternativa è consigliata soprattutto per le villette;
- caldaia a gas: utilizza il gas per produrre calore, è composta da un circuito per l’acqua ed uno per il gas. Le emissioni del gas vengono espulse attraverso la canna fumaria. Esistono diverse variazioni con una prestazione più elevata come la caldaia a GPL o a metano;
- caldaia a legna: essendo la legna il combustile più economico che si può trovare sul mercato, questa caldaia è un’alternativa sia a favore del portafogli, sia per l’ambiente: la combustione del legname per riscaldare l’acqua non provoca alcun tipo di inquinamento;
- caldaia a biomassa: alimentata da diverse fonti come scarti di legno lavorato o della carta, è un’ottima alternativa alla caldaia a pellet perché non occupa uno spazio così ampio e riducendo ugualmente i costi in bolletta, evitando persino di inquinare;
- caldaia murale: un tipo di generatore di calore installabile direttamente sulla parete di casa in modo da ottimizzare al meglio gli spazi. Può essere di tipo A, B o C e non ha alcun obbligo o vincolo di sistemazione nell’abitazione;
- caldaia a basamento: molto simile alla caldaia precedente, solo che viene posizionata a terra e non su un muro. È caratterizzata da un bollitore che occupa spazi molto evasivi;
- caldaia elettrica: trasforma l’energia elettrica in calore, è un generatore di calore non troppo economico, soprattutto per quanto riguarda i costi iniziali, ma i costi di manutenzione sono molto bassi. Tra le caldaie di nuova generazione troviamo la caldaia ionica e la caldaia idrosonica, che rispettivamente riscaldano l’acqua e trasformano l’energia sonora in luce.
Staccarsi dall’impianto centralizzato: si può fare?
La risposta a questo quesito è sì, si può fare e non si ha bisogno dell’autorizzazione di nessuno!
Tuttavia, esistono dei casi in cui il distaccamento non è possibile, ovvero quando porterebbe degli squilibri sul normale funzionamento dell’impianto e delle notevoli spese aggravate sugli altri condomini.
Può accadere però che si abbia un regolamento condominiale che vieti il distacco, citando dunque la Cassazione tale divieto è illegittimo, andando incontro alla libertà dei condomini. Ma esiste persino un modo per impedire tale distacco, ovvero un voto all’unanimità che può avvenire sia con votazione in assemblea sia con approvazione individuale durante la stipulazione del contratto.
Come avviene il distacco dall'impianto centralizzato
L’operazione di distacco dall'impianto centralizzato è molto più semplice di quanto ci si possa immaginare ed è possibile articolarla in 4 differenti fasi:
- contattare la ditta installatrice del nuovo impianto per richiedere un preventivo e valutare se ci sono problemi tecnici che porterebbero all’impossibilità di montare l’impianto;
- far montare il nuovo impianto insieme alla canna fumaria, obbligatoria per legge, facendo anche il distacco delle tubature, operazione che porta sempre a costi non indifferenti riguardanti opere murarie e idrauliche;
- comunicare la propria scelta all’amministratore attraverso canali legali quali raccomandata o posta elettronica certificata (PEC) e che dal mese successivo non si parteciperà ai costi variabili riguardanti l’impianto centralizzato;
- godersi il proprio impianto autonomo.
È bene ricordare che è sempre possibile, dopo un distacco dal sistema di riscaldamento centralizzato, ricollegarsi senza preavviso, ovviamente tutti gli oneri che sorgeranno per avviare tale pratica, saranno tutti a carico del richiedente.
Costi del gas: da cosa dipendono e come funzionano?
I costi relativi al gas, sono impossibili da stabilire in quanto possiedono valori che cambiano costantemente in base alle leggi del mercato di domanda e offerta. Oltre a questo fattore, è presente un altro costo variabile quando si parla di gas ad uso domestico, dove i consumi sono influenzati da una serie di fattori come:
- la tipologia di trasporto;
- le spese del contatore:
- la tipologia di mercato, se libero o tutelato.
Generalmente invece, il gas viene venduto basandosi sul costo al metro cubo (l’unità di misura può anche essere a standard metro cubo o Smc) misurandolo a condizioni di temperatura e pressione standard.
Infine nei due principali mercati, è possibile anche notare una differenza di costi del gas:
- nel mercato libero, non si ha un prezzo fisso perchè i costi sono in costante oscillazione essendo decisi dai fornitori stessi, con incrementi o decrementi persino nel breve periodo;
- nel mercato tutelato, il prezzo variabile è stabilito ed aggiornato ogni 3 mesi dall’ARERA che sul proprio portale indica nei minimi dettagli ogni variazione.
Info
Aggiornato su 13 Mar, 2025
Daniele Tarantino
SEO Specialist
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